LA STATUA DI SAN ROCCO DI POLISTENA

 

La statua di San Rocco di Polistena

 

di Giovanni Russo

 

 

 

La statua di S. Rocco che oggi si conserva dentro la Chiesa Matrice di Polistena, al momento priva di documentazione che ne attesti la paternità artistica, è stata attribuita, prima allo scultore locale Francesco Morani[1] (Polistena, 1804-1878) e, poi, al padre di quest’ultimo, Fortunato Morano[2] (Soriano Calabro, 1778- Polistena, 1836), realizzata tra il 1818-1821.

Tali attribuzioni, per amore di verità storica ed alla luce di alcune considerazioni e di nuovi apporti che tenteremo di esporre al lettore, crediamo vadano rivedute e riesaminate. Che nell’antica chiesa di San Rocco, esistente nella vecchia Polistena distrutta dal terremoto del 5 febbraio 1783, cui ben presto dedicheremo una più completa monografia, esistesse una statua con la raffigurazione di S. Rocco, ce lo confermano i resoconti di due Visite Pastorali[3], del 1712 e del 1716, effettuate all’omonima chiesa che era di jus patronato universitario (cioè dell’Universitas Civium, equivalente al Comune). Nella prima, del 1712, infatti, a proposito della statua, così viene annotato dal visitatore:

 

“In d.a Ecclesia adest simulacrum S. Rochi et in die suae festivitatis processionaliter defertur p. civitatem cum magna fidelium devotione et concursu populorum et convicinium” mentre, nella seconda del 1716 :

Habet statuam S. Rochi in armario servata et in die suae festivitatis cum magna devotione defertur per vias et plateas civitatis”.

 

Una statua di San Rocco, quindi, conservata in un armadio. Testimonianze certe di un culto popolare, molto sentito già all’epoca, e di una processione con il simulacro di San Rocco che, nel giorno della sua festa, veniva portato, con grande devozione dei fedeli, per le vie e per le piazze della città e con la partecipazione di molta gente non solamente del luogo ma anche dei popoli convicini.

 

Nel rispetto della labile tradizione orale, così venne tramandato[4], alcuni anni fa, a proposito dell’antica chiesa e statua di San Rocco:

 

“L’altare maggiore, riccamente guarnito di fregi marmorei, custodiva una statua in legno raffigurante S. Rocco, andata purtroppo distrutta, con le altre statue, insieme alla chiesa, nel terremoto del 1783 (la statua odierna è opera lignea di F. Morani e risale al sec. XIX)”.

 

Che la statua sia “andata purtroppo distrutta, con le altre statue”, anche in questo caso non viene dimostrato con certezza suffragata da probanti documenti. Circa, poi, le “altre statue”, crediamo che la chiesa di S. Rocco, molto piccola, ebbe sempre un unico altare su cui, nel 1586, figurò solamente un quadro in tela vecchio con l’imagine della Madonna S.ma di San Sebastiano et san Rocco”[5], mentre, successivamente, come si potrà riscontrare in tutte le successive Visite Pastorali, ebbe anche la sola ed unica statua del titolare San Rocco.

La vecchia statua del santo francese, verosimilmente di probabile importante scuola napoletana, non è andata distrutta, anche perchè il crollo di una chiesetta di piccole dimensioni non avrebbe abbattuto una statua ben conservata in una armadio. Essa venne recuperata e conservata nell’attuale Chiesa Madre, visto che l’antica chiesetta di S. Rocco non fu riedificata dopo il terremoto. Quanto qui da noi espresso viene suffragato da inconfutabili documenti che, di seguito, passeremo in rassegna, a partire dal post-terremoto del 1783, che attestano inequivocabilmente la celebrazione della festa del Santo.

Se leggiamo la parte relativa a Polistena del Piano del Marchese di Fuscaldo[6], del 1796, troviamo che veniva riservata una spesa di annui ducati 30, oltre altri ducati 15 che dovevano pagare i Padri Paolotti, per la celebrazione della festività di S. Rocco. Quindi, vi si svolgeva, nel 1796, una festa di S. Rocco. E con quale statua se non con quella antica? Nel 1799, inoltre, troviamo notizia di una vera e propria processione di S. Rocco. Infatti, in una platea dei Domenicani[7] polistenesi vi è la seguente registrazione di spesa sostenuta dai frati del ricostruito convento in occasione della processione di S. Rocco:

“Process[ion].e  S[an]. Roc[co].: Per la Croce di S. Rocco : - 05”.

Vale qui rammentare che, anche se il capostipite dei Morani, Fortunato Morano, era già giunto a Polistena, una prima volta nel 1797 e, poi nel 1800, per “accomodo della Madonna e Bambino (cioè della statua del Ss. Rosario), per le ragioni sopra esposte, è da escludere, salvo il rinvenimento di un qualche nuovo documento, che la statua di San Rocco potesse essere stata eseguita, ex novo, dallo stesso. D’altra parte, nel corso del nostro studio sulla storia della Chiesa Madre, non abbiamo riscontrato documentazione circa chi e come avrebbe commissionato al Morani, prima del 1796, una statua di S. Rocco il cui culto venne continuato nella ricostruita nuova chiesa matrice.

Un'ulteriore ed importante conferma della presenza di una statua del santo, cui la popolazione si votava anche per via dell’epidemia di quel momento, ancora nel 1802, la possiamo ricavare dai Conti Comunali[8]. Così, infatti, una registrazione del 20 Luglio 1802:

"Pag.ti a m.ro Michelang.lo Tripodi p. un rot.o di cera si consumò nell'ottavo celebrata nell'ottava di S. Rocco p. la epidemia, che correva, e p.[er] accomodare la bara di d[ett].o S[ant].o, come dal mand.[ato] f. 166... D. 1 - - -".

E' chiaro il riferimento alla bara processionale di San Rocco. Quindi, se vi fu una bara, ormai forse deteriorata dal tempo e che provvide ad accomodare il Comune, in quanto questi, fin dal 1441, aveva l’antico jus patronato sulla chiesa di S. Rocco[9], come si potrà evincere dal manufatto marmoreo rinvenuto,  alla fine  dell'Ottocento,  fra gli ancora superstiti ruderi della chiesa di S. Rocco, vi fu, senza meno, una statua altrettanto antica del santo di Montpellier.

Per il 1819, abbiamo la certezza che in Polistena si svolgesse una solenne festa di San Rocco. Così una dichiarazione dell'epoca[10]:

" Dichiaro io qui sottoscritto Procurat.re della festa di S. Rocco, aver ricevuto dal Sig. Can. D. Dom.co Ant.o Cannata, qual Amministrat.re dè Beni della Parrocchia Vacante di questo Comune di Polistina, la somma di ducati quindici, per solennizzare la sud.a Festa celebrata il dì sedici corr.e Agosto 1819, giusta l'assegnaz.e fatta dal Sig.r Marchese di Fuscaldo nel suo Piano Ecclesiastico, ch'è conservato, ed è tuttavia in esecuz.e . In fede del vero ho fatto, e firmato il presente. Polistina 19 Agosto 1819. Can.co Bruno Bruzzese Procurat.re".

 Nella Visita Pastorale[11] del 1822, effettuata alla nuova chiesa Matrice, troviamo un altare dedicato a S. Rocco. Quindi, se c’è l’altare, dovremmo quanto meno presumere che sopra di esso potesse esservi una statua, visto che di pale d’altare o quadri con la raffigurazione di S. Rocco, nella nuova Chiesa Matrice, non vi è rimasta traccia.

Ulteriore attestazione della presenza di una statua di S. Rocco la troviamo, prima negli elenchi degli introiti del 1934 della Banda dell’Orfanotrofio di Reggio Calabria, venuta a Polistena per due feste, di cui una è relativa a quella di San Rocco[12] e, poi, nella documentazione relativa alla processione di S. Marina del 1834, poi superiormente vietata per motivi di ordine pubblico. In tale occasione, infatti, sorsero animosità in quanto nella processione con la lunga teoria di santi, si voleva anteporre proprio la statua di S. Rocco col pretesto che questi fosse ritenuto Compatrono della Città. Altro compatrono riconosciuto della Città, da parte della Congregazione dei Riti di Roma, invece, fin dal 20 Marzo 1706 e come da noi ampiamente pubblicato, era ed è tuttora San Francesco di Paola[13].

Altra attestazione della presenza della statua di S. Rocco nel 1847, è rintracciabile nell’Inventario dei beni della Chiesa Madre, redatto dall’Arciprete Francesco Zerbi sotto la data del 19 settembre. In esso inventario, dopo la statua di S. Marina, viene appunto, elencata “quella di San Rocco compatrono”[14].

Da questa veloce panoramica documentaria si potrebbe trarre la considerazione che l’antica statua del santo, forse, non sia andata distrutta ma recuperata, al pari di altre statue settecentesche della vecchia Polistena, che tuttora si conservano nelle varie chiese (vedere, ad esempio le statue di Santa Chiara e Santa Veneranda, oggi nella Chiesa Matrice, ma provenienti rispettivamente dal convento e chiesa omonimi; San Giuseppe, a mezzo busto, oggi nella Chiesa del SS. Rosario, proveniente dalla Chiesa di San Giuseppe).

Francesco Morani e il fratello Giovanni, (figli del prolifico Fortunato Morano), realizzarono sì un San Rocco, ma non per Polistena.

Il loro S. Rocco, ligneo, stuccato e dipinto, fu eseguito per la Chiesa parrocchiale di Cirella di Platì, nel mentre era Parroco il Sac. Stefano Fazzari (che operò in detta Chiesa dal 1831 al 1898).[15]

A scoprirne la paternità fu l’amico Prof. Francesco Marafioti [16]di Monasterace Marina che, in un lavoro di semplice ripulitura della statua, riuscì a portare alla luce parte dell’originaria iscrizione che i due polistenesi avevano apposto e che, nel corso degli anni, era stata coperta. L’iscrizione ora visibile, ma indicataci dal Prof. Marafioti, è la seguente:

“FRANCESCO E GIOVANNI MORANI SCULPIRONO…”.

Nella parte mancante vi sarà stata l’indicazione della data che, stando alla cronologia delle opere dei due fratelli, si potrebbe collocare, orientativamente, alla metà del sec. XIX.

Il simulacro di Polistena fu, probabilmente, fonte di ispirazione non solo per quello di Cirella di Platì, ma anche per quello di Melicucco di cui diremo avanti.

Statue dei Morani ve ne sono tante. E’ il caso di ricordare tra quelle di Polistena che recano una data ben precisa : S. Francesco d’Assisi (di Francesco e Fortunato, del 1854), S. Giuseppe (di Francesco e Fortunato, del 1856), Cristo Risorto (di Francesco e Giovanni, del 1856), la Deposizione dalla Croce (di Francesco e Giovanni, del 1859), S. Diego[17](prima del 1834), oltre quelle non firmate, non datate ma semplicemente attribuite : la SS. Annunziata o il S. Francesco di Paola.

Il San Rocco di Cirella, (molto vicino nelle fattezze del viso, dei capelli, della barba al Cristo Risorto di Polistena che si conserva nel palazzo Valensise), potrebbe essere di qualche anno più vecchio in considerazione che nella stessa chiesa della cittadina jonica vi sono dei pregiatissimi stucchi, forse riconducibili agli stessi Morani[18] che, oltre ad essere statuari, furono anche rinomati decoratori e stuccatori che disseminarono in molte località calabresi, la loro opera che andrebbe posta nel giusto merito, con adeguato e scientifico studio.

Dall’Oppedisano[19] sappiamo che dallo stesso Arciprete Fazzari, nel 1843, fu diroccata la cappella dell’Immacolata (di jus patronato Gelonese-Romeo) perché volle costruire una nuova navata che portò, regolarmente, a compimento. Il Fazzari affidò, in tale occasione o successivamente, il lavoro degli stucchi, oltre che della statua ? A questo, per il momento, non sappiamo rispondere.

L’unica certezza delle opere realizzate dai due fratelli scultori pianigiani, e conservate a Cirella, è la paternità della statua realizzata dai Morano che, a Polistena, a partire dal capostipite Fortunato[20], costituirono, nel corso del sec. 19°, il fulcro di ogni manifestazione artistica.

Francesco, Vincenzo, Giovanni e Domenico Morani, figli di Fortunato e di Pasqualina Mamone, in ogni campo della scultura, della pittura, della decorazione a stucchi, della statuaria, lasciarono la loro impronta indelebile.

Ma, nel mentre Vincenzo e Domenico spiccarono il volo per altri lontani ed importanti lidi dove hanno avuto consensi e riconoscimenti (caratteristica dell’emigrazione di ogni tempo), Francesco e Giovanni non rinunciarono a rimanere a respirare l’aria della loro terra natia dove, insieme al padre impiantarono una vera e propria bottega in cui si formarono, quando erano ancora giovani, artisti del calibro di Michelangelo Russo, Rosalio e Giuseppe Scerbo, Francesco e Vincenzo Jerace, Giuseppe Renda, etc.

La scoperta del San Rocco di Cirella di Platì aggiunge alla già consolidata tradizione artistica polistenese una nuova ed importante tessera.

Altra statua di S. Rocco, a firma dei Morani, è quella di Melicucco. Quest’ultima, sulla base, reca la seguente iscrizione :

“SCOLPI’ F. MORANI 1820 / RISTAURATA 1969 G. TRIPODI

L’iscrizione, come si evince,  non è quella originaria e l’opera, stando alla data (1820), dovrebbe essere riconducibile a Fortunato Morano (padre di Francesco e Giovanni) e non al figlio Francesco, anche perché, in tale epoca, quest’ultimo aveva appena 16 anni.

La statua, comunque, potrebbe essere anche più tarda, se è vera quella fonte orale della massaia del luogo che “ricorda la statua portata a spalla da Polistena a Melicucco”[21].

In tal caso, il S. Rocco di Melicucco dovrebbe essere attribuito a Fortunato Morani di Francesco, che, come si sa, lavorava assieme al fratello Vincenzo[22].

Quella di San Rocco di Polistena, pregevolissima statua settecentesca di probabile ed al momento ignoto scultore napoletano, fu oggetto di un restauro effettuato negli anni ’60 dal decoratore-restauratore Ignazio Sambiase di Pizzo Calabro per conto della Commissione della festa (di quest’ultima si ricordano particolarmente i defunti amici Giuseppe Napoli che ci ha fornito le foto della statua al rientro del restauro e Andrea Capitò) e di altro, realizzato nel 2019, dall’amica dr.ssa Simona Feraudo di Cosenza, restauratrice accreditata dalla Soprintendenza, con la supervisione della dr.ssa Maria Cristina Schiavone.

 



[1] V. FUSCO. Polistena : Storia sociale e politica : 1221-1979, Reggio Calabria 1981,  p.197;

[2] MORANI ARTE, In risposta per la Statua di San Rocco di Polistena che è del Morano: Lo sono anche quella di Cirella di Platì e di Melicucco [di Francesco Morani], in http://moraniarte.altervista.org/Documenti/In%20Risposta%20per%20la%20Statua%20di%20San%20Rocco.pdf ; F. MORANI, Biografia di Francesco Morani (Scultore Statuario e Professore di Stucchi). Polistena, Morani Arte, 2007, p. 41.

[3] ARCHIVIO STORICO DIOCESANO MILETO (ASDM), Atti di Sante Visite, v.6°(1712), f. 802 e v.7° (1716).

[4] V. FUSCO,  Dolce  paese : suggestioni immagini memorie, Polistena 1991,  p.277,  nota  n. 344.

[5] ASDM, Atti di Sante Visite, v. 4°,  f. 853.

[6] G. RUSSO, Polistena nelle immagini di ieri. Palermo, Priulla, 1985, p. 181-182.

[7] A.S.D.M., II, i, 8: Libro d’Esito di q. venerabile Con.to del SS.mo Rosario di q.a Città di Polistina incominciando il Priorato il M.to R.do P.re Pred.re G.le di d.o Con.to Fra Dom.co M..a D’Aloysio, Anno 1798. Vedere Esiti del luglio 1799.

[8] ARCHIVIO DI STATO REGGIO CALABRIA (ASRC), Inv. 32 /1, b. 895, fasc. 3005, f. 11v.

[9] G. RUSSO, Lo Stemma Municipale della Città di Polistena: Storia e proposte. Polistena, Centro Studi Polistenesi, 2009, pp. 11-13.

[10] A.S.D.M, Cartella Polistena Parrocchia.

[11] A.S.D.M., Atti di S. Visita, v. 14° (1822) Vedere parte relativa a Polistena.

[12] T. CHIRICO, Musica e celebrazioni religiose e civili nella Reggio dell’Ottocento, in CHIESA E SOCIETA’ MEL MEZZOGIORNO: Studi in onore di Maria Mariotti, Tomo II. Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998, p. 1507.

[13] G. RUSSO, Polistena: Il Convento e la Chiesa di San Francesco di Paola. Polistena, Centro Studi Polistensi, 1997, pp. 22-26.

[14] G. RUSSO, Polistena : la Chiesa Madre (1783-1983). Rosarno, Virgiglio, 1995,  p. 132.

[15] Per le notizie su Cirella, e nello specifico quelle di carattere religioso, cfr. : A. OPPEDISANO, Cronistoria della Diocesi di Gerace. Gerace Superiore 1934,  pp. 277-279.

[16] Ringraziamo l’amico Francesco Marafioti, valido e qualificato restauratore che, tra i tanti interventi,  ha concluso, magistralmente, quelli di S. Michele di Cinquefrondi, il Sant’Antonio e la Madonna del Rosario di Polistena.

[17] Una data,  del 1862,  la rileviamo dall’Inventario redatto, nel 1980, dal Parroco D. Peppino Falleti. Nel 1995, ad opera di Francesco Morani, fu effettuato un restauro durante il quale fu inserita la seguente  nuova iscrizione: “Opera del 1848 dello scultore F. Morani  Restaurata nel 1975 da E. Morani e nel 1995 dal figlio Francesco”. E’ evidente che l’originaria iscrizione sia stata manomessa. La statua, a nostro parere, va considerata come scolpita prima del 1834. In tale epoca, infatti, durante la caratteristica processione di S. Marina Vergine, i padri Osservanti che gestivano la Chiesa di S. Maria della Concezione, parteciparono con le loro statue di S. Diego e di S. Antonio. Cfr. G. RUSSO, Polistena : La Chiesa Madre… op. cit., p. 97. 

[18] A parte i documenti di committenza che si potrebbero recuperare in qualche archivio pubblico o privato, anche uno studio comparativo potrebbe confermare o smentire tale nostro assunto.  

[19] A. OPPEDISANO, Cronistoria…op.cit., pp. 277-279.

[20] G. RUSSO, Fortunato Morano (Soriano Calabro 1778-Polistena 1836) : Precisazioni sul Capostipite di una progenie di artisti polistenesi. Polistena, 2000; A. TRIPODI, Sulla biografia di Fortunato Morano, in Rogerius, a.V, n.1- Gennaio / Giugno 2002, pp. 159-163.

[21] Cento opere per una collezione : Aspetti dell’Arte del Novecento a Reggio Calabria, a cura di Maria Festa, Pina Porchi, Rachele Sciarrone. Reggio Calabria, stampa 1999,  p.139.

[22] Le statue o gli stucchi prodotti dai due sono innumerevoli. Non mancano loro opere distrutte dal terremoto del 1908. Va qui ricordata la decorazione della Cappella del SS. Sacramento della Chiesa Matrice di Jatrinoli che, come scrisse Mons. De Luca, fu eseguita “dai rinomati Fratelli Morano Fortunato e Vincenzo da Polistena, con altare in marmo, costruito dal marmista Grassi di Palmi. Tutto ciò, venne distrutto dal terremoto del 908”. Cfr.: F.M. DE LUCA, Monografia di Jatrinoli e memorie antiche e recenti calabresi. Reggio Calabria 1928, p. 123.

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