DATAZIONE DELLA PALA MARMOREA DELLA DEPOSIZIONE DI N.S.G.C. DI POLISTENA - di GIOVANNI RUSSO

 




Prima di riferire  della storia del più imponente documento d'arte  che la  Chiesa Matrice di Polistena conserva, cioè della pala marmorea della Deposizione di Nostro Signore Gesù Cristo dalla Croce, ci sia consentito di aprire una breve parentesi sulla storia della Confraternita del SS. Sacramento di Polistena,  anche perchè, come vedremo, le due storie si incrociano, agli inizi del XVI secolo. Tale confraternita, contrariamente a quanto tramandato da varie fonti storiche, fu fondata prima del 1543 e non nel 1548. Il 6 Novenbre 1543, fu aggregata, infatti, alla Venerabile  Arciconfraternita del SS. Sacramento eretta presso S. Maria sopra Minerva   in Roma. Il 23 marzo del 1548, 
Paolo III, ad istanza dell'Università e dei congregati, concesse la facoltà di erigere una cappella del  SS. Sacramento nella Parrocchiale Chiesa, sotto la tutela della Confraternita. Di tale Bolla Pontificia se ne conserva memoria, oltre che nel Regesto del defunto amico Padre Russo, anche negli Atti della Visita Pastorale del 1586. Il Vescovo, in quella occasione, tra le altre cose, domandava all'allora Rettore, Abate D. Giuseppe Aragonese, se vi era la "Compagnia del SS. Sacramento". L'abate, non solo ne dava conferma, ma presentava al Presule tal Geronimo Zangari, procuratore del Sodalizio che subito esibì, "le bolle in carta pergamena salplumbo con la candela gialla et rossa secondo la consuetudine della Romana Corte spedite dalla felice memoria di Papa Paolo III sotto la data in Roma nell'anno 1548 nel mese di aprile, per le quali concede facultà a detta Università che la detta cappella sia di jus patronato di quella Università et li confrati et procuratori l'abbiano potestà di ministrar le robbe di detta cappella et confrateria..." Gli atti di tale S.Visita pastorale ci indicano, inoltre, che il Vescovo, "havendo entrato et fatto alquanto oratione avanzi il SS.mo Sacramento visitò quello il quale ritrovò che si conservava in una cappella a man sinistra nell'entrare della porta maggiore la quale cappella era fatta di marmoro con la schiovatione di N.ro Signore et sopra di quello altare stava una porta indorata con la chiave, dentro la quale in un vaso d'argento si conservava il SS.Sacramento". Tale ubicazione, cioè dell'altare situato a man sinistra nell'entrare dalla porta maggiore,  non rispondeva, evidentemente, alle esigenze dell'abate Aragonese che sottopose al Vescovo la possibilità di spostamento dell'altare maggiore dalla sua situazione originaria al posto ove, all'epoca, vi era la porta maggiore e viceversa. In altri termini, l'abate richiese al Vescovo di poter invertire l'orientamento della Chiesa in modo che l'altare del SS. Sacramento fosse rimasto vicino all'altare maggiore: "Per Monsignor Ill.mo è stato ordinato a detto Procuratore presente perchè il detto Rettore ha asserito che l'altare maggiore lo vole rimutare et farlo dove al presente è la porta maggiore a capo basso la chiesa che detto procuratore procuri che questa mutatione si faccia presto, attalche il SS.Sacramento stia vicino all'altare maggiore overo farsi modo che detto SS.Sacramento stia nell'altare maggiore dove sta al presente detto altare con una custodia condecente con tutte cose necessarie fra termine di sei mesi". Questa ipotesi dell'identificazione dell'altare della "schiovata di marmoro" con quello della Cappella del SS. Sacramento viene avvalorata anche dal fatto che la Visita, nel mentre per tutti gli altri altari delle rispettive cappelle di ogni chiesa visitata, indica un quadro o una "cona", per la Cappella del SS. Sacramento non indica il solito quadro, avendo già indirettamente citato il gruppo marmoreo della "schiovatione". Questo ci fa  supporre che la vigorosa pala marmorea cinquecentesca  possa essere stata collocata nell'antica chiesa madre o qualche anno prima della fondazione della confraternita o all'epoca della concessione, a quest'ultima, della facoltà di erigere una propria cappella. Quindi una pala marmorea che si potrebbe considerare, forse, realmente uscita dalle mani di Giovanni Merliani da Nola, come ebbe a sostenere il nostro grande Francesco Jerace, e non come erroneamente, viene tramandato dalla lapide ottocentesca collocata sul lato sinistro dell'altare della nuova chiesa madre, a ricordo della risistemazione avvenuta nel 1823. Tale iscrizione indica, quale data di esecuzione  del nostro celebre ed unico monumento che la Calabria conserva, il 1503 e riferisce una delle solite leggende che, in questo caso, vuole che il gruppo marmoreo fosse proveniente dalla spiaggia di Tauriana ove una nave, a causa di una forte tempesta, rimase incagliata. In questo caso, qualora fosse stata tale  la verità, per quale motivo arrivò a Polistena e non rimase, invece, a Taureana? Noi propendiamo  per la tesi di Francesco Jerace che la vuole, come dicevamo, opera del nolano. Se effettivamente è tale, non può essere stata realizzata nel 1503, come riferisce l'iscrizione, in quanto Giovanni Merliano da Nola, nato nel 1488, non poteva, a 15 anni di età, sostenere il peso di un così poderoso impegno artistico. La Visita pastorale del 1586, d'altra parte, riferendo della Cappella del SS. Sacramento, che ancora era posta nell'entrare, a man sinistra  della porta maggiore, fornisce un elenco degli arredi e suppellettili sacri, senza accennare minimamente ad un quadro o ad altro che richiamasse almeno la Santa Eucarestia, tipica iconografia del SS. Sacramento. Tutto ciò, però, ci fa sorgere il legittimo dubbio : fu la pala commissionata espressamente per la Cappella del SS. Sacramento, o fu oggetto o atto di  magnanimità da parte di qualcuno verso la chiesa, la confraternita o verso la stessa Università polistenese? Se l'avesse commissionato all'artista l'Università, la pala   avrebbe  presentato, senza meno, lo stemma  universitario. Non a caso, nel 1441, epoca del manufatto marmoreo da noi pubblicato e relativo allo stemma comunale con la figura di S. Marina Vergine con a fianco il bimbo caratteristico, l'Università  sottolineava, con l'apposizione di detto stemma dentro la chiesa di S. Rocco, lo jus patronato che godeva su quest'ultima. Non a caso, ancora, tale stemma fu rinvenuto, alla fine  dell'Ottocento, fra gli ancora superstiti ruderi della chiesa di S. Rocco che il terremoto del 1783 aveva raso al suolo. Tornando all'iconografia della pala, possiamo ancora ipotizzare che la stessa, proprio perchè recante i segni della deposizione  del corpo di Cristo dalla Croce, possa essere stata voluta con tale simbologia, proprio dalla stessa confraternita. D'altronde, il titolo delle Confraternite del SS. Sacramento fu sempre accoppiato a  quello del SS. Corpo di Cristo. A meno che non ci rimane che ipotizzare la possibile donazione, da parte di qualche benestante, del superbo gruppo marmoreo. Data l'importanza e la rilevanza artistica del manufatto, è possibile che l'Università o la stessa confraternita avessero, in un momento come quello, non molto fiorente dal punto di vista economico, optato per l'accettazione dell'artistico altare su cui avrebbero potuto esercitare gli esercizi di pietà. E se fossero stati gli stessi feudatari a donare tale imponente lavoro, visto che proprio in quegli anni,  Ferdinando Ludovico di Cordova, nipote del Gran Capitano, fu in zona? Tutto ciò rimane una questione aperta da risolvere con ulteriori documenti.  Non vi è dubbio, comunque, sull'evidente identificazione  dell'altare della deposizione con l'altare utilizzato, per quasi quattro secoli, dalla confraternita del SS. Sacramento. Se osserviamo il manufatto nella situazione attuale, dentro la Chiesa Arcipretale  odierna, lo troviamo in una posizione molto simile a quella che poteva avere  all'interno della antica  Chiesa matrice, dopo lo spostamento voluto dall'abate Aragonese e dal Vescovo. Non tragga in inganno, però, l'attuale Cappella del SS. Sacramento che non rispecchia l'esatta situazione  di quella antica ma che, anzi, potrebbe essere considerata un vero doppione dell'antico altare del SS. Sacramento, cioè della pala marmorea della Deposizione che, dopo il terremoto, nel 1823, fu  situato ove oggi si trova, proprio nel rispetto della sua antica posizione. A valorizzare, infine, questa nostra ipotesi della identificazione, ci possiamo avvalere della visita pastorale del 1708, effettuata da Mons. Bernardini, Vescovo di Mileto, durante l'arcipretura del Rev. D.Francesco Rovere e alla presenza dell'allora procuratore della confraternita, Magnifico D.Giuseppe Amendolia. In tale epoca, infatti, gli spostamenti ordinati dal Vescovo Del Tufo nel 1586, erano stati già effettuati e, praticamente, in detta cappella si conservava il SS. Sacramento: "Visitavit tabernaculum in cappella in latere dextro, que est de jure patronato Universitatis. Fuit repertum ex marmore, quam nobiliter constructum". Ma se ciò non bastasse, contribuisce, a sostegno della nostra  ipotesi, un'ulteriore testimonianza che, in maniera inequivocabile, conferma quanto da noi sostenuto. Una  "Memoria relativa alla Congregaz.del SS.Sacram.to di Polistina", scritta dal Sac. Francesco Zerbi ed inviata il 3 settembre 1825, in maniera riservata al Vescovo di Mileto per la Santa Visita, ed in seguito a delle polemiche con il Comune di Polistena, tra le altre cose riferiva che la cappella, dopo il terremoto, era stata fabbricata non a spese del Comune  ma di S.Veneranda  e che, "se ultimamente (cioè nel 1823) in detta cappella dai divoti fu eretto l'altare della schiodata, questo fu sempre anticamente in detta cappella, come analogo al sacramento". Chiudiamo qui, per il momento, il discorso della datazione ed identificazione della pala,  sperando di aver  tappato la bocca  a chi, assurgendo a storico dell'arte, spazia nelle congetture più  astratte e fuori dalla logica.

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