LA RICOSTRUZIONE DELLA CHIESA MADRE DI CASALNOVO (CITTANOVA) DOPO IL TERREMOTO DEL 1783 di GIOVANNI RUSSO

 


La ricostruzione della Chiesa Madre di Casalnovo (Cittanova) dopo il terremoto del 1783

di GIOVANNI RUSSO

 

Tra le pagine di storia cittanovese, rimaste nell’oblìo ma che presentano grande interesse per le vicende inedite ed anche poco chiare, quella delle fasi iniziali della ricostruzione della Chiesa Madre, dedicata a San Girolamo, subito dopo il terremoto del 5 febbraio 1783, che sconvolse completamente Casalnuovo, merita certamente attenzione. Nell’immediatezza del sisma, così ebbe a riferire, tra l’altro, Giovanni Vivenzio[1] a proposito di Casalnuovo :

Per la rovina degli Edificj, e per la gran perdita degli Abitanti fu funestissima la sorte di Casàlnuovo, Paese edificato dopo il Tremuoto del passato secolo: imperocché tutte le Abitazioni, i Trappeti, e le altre Case di campagna furono distrutte in maniera , che nemmeno le fondamenta rimasero intatte. Vi lasciò la vita anche la Principessa dì Gerace , a cui apparteneva questo Feudo” .

Casalnuovo, stando alla nota del parroco già indicata dal Liberti[2], subì la perdita di 2000 persone di ambo i sessi. Secondo Grimaldi, oltre ai danni quantificati in 900.000 ducati, i morti furono 2017, cifra che si distanzia di molto dai 5.517 indicati da Andrea Gallo[3].  Fra i morti, comunque,  vi fu anche Maria Teresa Grimaldi, la principessa feudataria, le cui spoglie “furono successivamente tumulate nella Cappella dell’Immacolata, all’interno della Chiesa Madre, fatta edificare da Maria Antonia Grimaldi dopo il 1783[4].  Maria Antonia Grimaldi è da identificare, in questo caso, con Maria Antonia Oliva, figlia della principessa Maria Teresa Grimaldi.

Arturo Zito De Leonardis[5], riportando anche testimonianze autorevoli del suo concittadino Vincenzo De Cristo[6] , non mancò ancor più di precisare: “La figlia Maria Antonia Oliva (1758-1833), ultima feudataria che aveva sposato Giovan Battista Serra, dopo appena due lustri dalla memoranda catastrofe, causata dal terremoto del 5 febbraio 1783, assegnò il luogo per edificarvi dai superstiti abitanti di Casalnuovo più ampia e maestosa la Chiesa Madre e vi contribuì con larghi mezzi e somme di denaro per la ricostruzione. “Fu allora - scrive il De Cristo- in “Prime memorie storiche di Cittanova” (Potenza 1892) - che volle rendere gli ultimi onori alla salma della sua genitrice; e perciò dalla chiesula dei P. Alcanterini, eretta nel luogo ove sorse poi quella di S. Rocco, le spoglie mortali di Maria Teresa Grimaldi furono solennemente portate nella nuova Chiesa Madre, e tumulate nella cappella dell’Immacolata, gentilizia della Casa Grimaldi. Il luogo della sepoltura fu destinato dalla figlia stessa, e sin oggi, nella detta cappella, una lapide marmorea ricorda questi fatti in un’epigrafe che mi pare poco bene eseguita”.

In tutta la Calabria Ulteriore, con il terremoto del 1783, furono rasi al suolo circa 180 centri abitati. Il governo istituì subito la Cassa Sacra. Al principe Francesco Pignatelli, che stabilì il proprio quartier generale in Monteleone, fu attribuita l’autorità su tutti i poteri locali ed ebbe al seguito i più qualificati ingegneri napoletani dell’epoca, quali Francesco Winspeare e Antonio La Vega, incaricati per la pianificazione della ricostruzione. Tra gli architetti ed ingegneri al seguito di questi ultimi per i cinque distretti di tutta l’area colpita dal sisma, figura Pietro Galdo, direttore di quello di Palmi.

Quale fosse, infatti, lo stato edilizio della chiesa principale cittanovese, al 1° settembre 1786, lo possiamo evincere da un incartamento[7] contenente anche una perizia dell’ing. Pietro Galdo, direttore per conto della Cassa Sacra del distretto di Palmi. che, a quell’epoca, trovò l’edificio cultuale già “allegnamato con 40 colonne verticali”, ma mancante di soffitto, di pavimento, delle due porte, di finestre, intonaco, con l’altare attaccato al muro del coro,  ricostruito “per opera dei fedeli” e bisognoso di nuovi lavori perchè potesse essere completato.

Proprio dal sopra citato incartamento viene fuori uno spaccato alquanto verosimile con documenti relativi, non solo alla perizia del Galdo, ma anche alla premura del tenente colonnello Antonio Alberto Micheroux[8] nella circostanza dell’appalto dei lavori della ricostruzione della Chiesa Arcipretale di Cittanova, aggiudicati da mastro Filippo Frangipane di Monteleone. Così una lettera del Micheroux all’Ing. Pietro Galdo, del 27 ottobre 1786:

“Prevengo v.s Ill.ma di aver io rimesso all’Uff.le  Dr. Ignazio Marzano l’offerta  di m.ro Filippo Frangipane per la costruz.ne della Chiesa Madre di Casalnuovo, unitam.te alla perizia da lei formata, ed alle postille che dovrà apporre p. parte della C.S., facultandolo di procedere agli atti ulteriori p. la perfez.ne del partito attenore del solito, e delle formule legali ed offerendomi a Suoi comandi costant.te mi raf.mo Di V.S. Ill.ma, Dev.mo Oblig.mo Serv. Antonio Alb.to Micheroux”.

Nell’incartamento figura collazionata la seguente dichiarazione di accettazione, da parte del Frangipane, sottoscritta in presenza del notaio Michelangelo Soriani di Seminara, residente in Palmi: 

In presenza dell’Ill.e Sig.r Cav.e D. Ant.io Alb.to Micheroux, Int.e Colto del Reg.to di Borgogna, ed Isp.re pella Cassa Sagra, comparisce M.ro Filippo Frangipane della Città di Montelione, e dice come intende prendere ad estaglio la costruz.ne della nuova Chiesa Madre della T.ra di Casalnuovo, e quantunque nella perizia formata dal Reg.o Ing.re Pietro Galdo si porta la spesa di duc.ti settecento ottantacinque, e g.na ottantacinque, pure d.o Comp.e per migliorare la condiz.ne della Cassa Sagra si offre costruire d.a Chiesa per la somma di duc.ti settecento quarantaquattro, e di osservare in tutto, e per tutto la su descritta perizia. Io Filippo Frangipane offerisco, come sop.a - La Soprad.a ist.a và sottos.tta di p.a mano del Sud.o M.ro Filippo Frangipane in mia p.nza, ed in fede Io N.r Michelangelo Soriani della Città di Sem.ra, abitante in q.sta di Palme, rich.o col mio solito segno hò segnato”.

Ma chi era questo costruttore-appaltatore dei lavori?

Filippo Frangipane, capomastro, stuccatore, è nato a Monteleone nel 1719 e morto  l’8 gennaio 1802. Sposatosi a Nicotera il 12 ottobre 1745 con Francesca Pellicari, si trasferì a Monteleone. Tra i suoi numerosi lavori svolti in tanti anni della sua carriera, si ricordano, particolarmente, quelli di: Nicotera (fabbrica e stucco della Chiesa di Gesù e Maria- 1750);, Radicena (qui fu residente alcuni anni, come si potrà evincere da strumenti notarili del 29 gennaio 1764 e 19 giugno 1767); Rizziconi (Lamia della Cappella delle Anime del Purgatorio - 1767); Cinquefrondi (stucco  della Cappella delle anime del Purgatorio - 1770); Ardore (costruzione palazzi De Amato e Marando- 1769-1771); Anoia Superiore (nella qualità di capomastro eseguì lo stucco dell’Altare della Chiesa di San Sebastiano-1771).

Il Frangipane, a Casalnuovo, aveva realizzato già altri lavori. L’arciprete Filippo Raso, infatti, il 25 novembre 1758, ricevette dal cassiere della Confraternita del Sangue di Cristo 78 ducati per consegnarli a mastro Filippo Frangipane, quale pagamento per la “fattura del Pulpito, ed organo, e resto della stocchiatura della Chiesa Madre, seu Arcipretale”[9].

I lavori dell’appalto “ad estaglio”, dal Frangipane accettati per l’importo di ducati 744, furono legati alla già citata perizia dell’ing. Pietro Galdo, del seguente tenore:

“Perizia della Chiesa Madre di Casalnuovo lunga di vacuo dal coro alla Porta pal: 100, e di coro 28, lunga di vacuo 33:, ed alta 18, circondata di muri di palmi 3 di grossezza, dè quali quello della prospettiva, muro di fianco a sinistra dell’Ingresso, e muri del Coro sono compiti in quelle dimenz.ni espressate, e pel rimanente muro laterale dal Coro alla porta vi è di bisogno Fabrica canne 11 per terminarsi come l’opposto. Essa Chiesa è mancante di suffitto, e di Pavimento, di Porte, che sono due, e di finestre, ed intonaco, la Prospettiva è liscia, l’altare è attaccato al muro del Coro. In tale stato ritrovasi fatta per opera dè Fedeli; ora pretendersi alzarla sino all’altezza pal: 28 per rendere l’altezza alquanto proporzionata alle rimanenti misure della Chiesa, e per terminarla di tutto punto si pretende farci dippiù il Pavimento, la suffitta, l’Intonaco di dentro, e fuori, la Prospettiva adorna con decoraz.ne uniforme al Disegno Gen.le al disegno di q.a Provincia, Dieci finestre, quattro per banda nè laterali, una nella Prospettiva, ed uno nel fondo del Coro, e q.e della larghezza di pal: 4 sopra 7.

L’altare mag.re portarlo nel principio del Presbiterio, che è diviso dal corpo della Chiesa, mercè un gradino, che ritrovasi; più si pretende farci due porte di castagno, la pr.ma di palmi 8 sopra 16 nelle misure, che oggi si ritrova, e la seconda di 3 sopra 10. La Chiesa ritrovasi allegnamata con 40 colonne verticali 18 per banda nè muri laterali, e 2 per ciascuno nè muri del fondo della Chiesa, e prospettiva. Quindi nè muri laterali la distanza di vacuo dè Travi l’uno dall’altro pal: 7, e nè muri di fondo, e prospettiva pal: 10. Ora perchè pretendesi inalzare essa Chiesa sino a pal: 10 di più, si è pensato formare delle carace nella parte di fuori nè muri a distanza, cioè nè muri laterali a pal: 21, e nè muri di fondo, e prospettiva niente affatto bastando, quelle negli angoli comuni a quelli dè muri di fianco, ed in tali fessure situarci delle colonne verticali della lunghezza di pal: 28 oltre pal. 5 che dovranno essere per lo pedam.to e q.e dovranno essere sotto per ogni muro laterale, cioè quattro nè quattro angoli della Chiesa, che si uniranno a quelli, che vi sono, e l’altre nella lunghezza dè muri di fianco, ed in tale maniera situato che quello appresso a quell’ dell’angolo della prospettiva sia distante p. pal: 17 e gli altri quattro l’uno dall’altro per pal: 21 e finalm.te il settimo nell’angolo nel muro di fondo, gl’altri travi, che vi sono saranno allungati con ammicciatura, salvo quelli sopra dè quali debbono cadere le finestre. La covertura, che dovrà quindi situarsi 10 palmi più alta sarà la stessa, che quella, che oggi ritrovasi, la quale dovrà posare sopra un nuovo corrente, che dovrà ancora fermare i travi verticali.

Calcolo della Spesa

. Il valore di una canna reale di fabrica è carlini ventiquattro

 

Num.o

Duc.ti

Grana

Fabrica in giro de muri da inalzarsi canne a carlini ventiquattro

 

78

187

20

Fabrica per lo muro laterale da terminarsi come di sopra si è detto canne

11

26

40

Astrico a carlini nove la canna quadrata canne quadrate

66

59

40

Intonaco da dentro, e fuori, esclusa la Prospettiva all’aspetto di fuori a g.na 35 la canna, canne

263

92

15

Stucco per la prospettiva a carlini cinque la canna quadrata, ed in calcolo raddoppiato p. l’oggetti, e modinature canne

36

18

00

Mattoni per gli oggetti del cornicione, ed incosciatura delle porte ed altro, migliara a carlini 35 il migliaro

4

14

00

 

Opera di legname

 

Colonne verticali di palmi 33 di lunghezza, e di un palmo di grossezza a duc.ti 5 l’una

14

42

00

Altro legname per ammicciare le colonne verticali a carlini 14 il tutto

2

02

80

Tavole di Abeto di partite a g.na 20 l’una

351

70

20

Correnti per architravi di grossezza oncie 10 in quadro tratti

10

14

00

Porte di castagno l’una p. l’altra

2

317

00

Monaci tratti

1

1

40

Per fattura delle caraci, e muratura, e mettitura delle colonne verticali, fra giornate di mastro, manuali, ed ammicciatura delle med.e

 

14

00

Per ammicciatura dell’altre colonne con i pezzi da aggiungersi

 

3

00

Per mettitura, ed ammicciatura dell’architrave, Giornate di maestri, e manuali

 

5

00

Per smontare, e calabre le coverture

 

16

00

Per ammicciatura a coda Rondine di bordoni sotto al Padiglione p. inchiodare il suffitto, fra giornate di maestri, e manuali

 

2

00

Per mettitura di lestame, e cervoni

 

14

00

Per mettitura di tegole, murare, i spiconi, e cacciate

 

12

00

Per mettitura di tavole della suffitta a g.na 5 l’una compresi i chiodi

351

17

55

Legname per lo padiglione tratti

7

9

80

Per ammicciatura di sì fatto legname

 

4

00

Per trasporto, e situaz.ne dell’Altare nel luogo già detto

 

8

00

Per fattura del campanile coll’aspetto a tre campane, col’intonaco, e finimento

 

12

00

 

Opere di ferro

 

Chiodi di centinajo p. i cervoni mazzi

24

3

60

Chiodi per le leste di 12 a rotolo a gr.a 20 il rotolo

23

4

60

Chiodi per gl’armeggi di bordoni, forbici e rovaci di ½ rotolo ciascuno, ed a 10 di armaggio

70

14

00

Chiodi per le colonne verticali coll’architrave da porsi, e per le ammicciature dell’altre colonne, che esistono, poichè l’oblatore si può servire dè chiodi di peso della covertura attuale

00

00

00

Per l’istessa rag.e nessuna chiodame si passa a bordoni sotto al Padiglione, che devono sostenere il suffitto

 

 

 

Gaffe di ferro per i monaci, ciascuna di rotola cinque num.° 14

70

14

00

Saliscendi, frontizze, e mascature per le due porte

 

6

00

Per dieci vetrate a duc.ti 4 l’una, compreso telari, controtelari di castagno, ferri, e tinte ed altro

00

40

00

Totale

 

785

05

 

Sono ducati settecentoottantacinque, e g.na cinque.

Palmi p.mo 7bre 1786= Pietro Galdo”.

 

Alla luce dei sopra esposti documenti, è evidente la contraddizione tra quanto scritto da De Borch nel 1783, secondo cui a ricostruire la Chiesa, dopo tale anno, fu Maria Antonia Grimaldi, figlia della Principessa Maria Teresa, ed il sacrificio economico dei fedeli casalnovesi cui non bastarono le forze per poter terminare un lavoro da essi intrapreso subito dopo il terremoto, tanto che fu necessario l’intervento della Cassa Sacra nel 1786.

A nostro parere, Maria Antonia Oliva, realizzò per la propria madre, nel 1792 (o forse qualche anno prima, non perrentoriamente nei due lustri), a proprie spese, nella Cappella dell’Immacolata di jus patronato della Famiglia Grimaldi, eretta dentro la Chiesa Madre ormai ricostruita dai fedeli e dalla Cassa Sacra, il solo sepolcro con lapide marmorea.

A riprova di tutto ciò, ecco l’accenno alla chiesa allegnamata ma compita, ed alla sepoltura della Principessa Grimaldi, nell’annotazione del Giornale di viaggio, del 1792, del Galanti[10]:

“In una chiesa che è una capanna di tavole sotto una specie di altare sta esposto il corpo della infelice principessa di Gerace rimasta oppressa sotto le fabbriche rovinate dal tremuoto”.

Superata la fase della ricostruzione, anche il vescovo della Diocesi di Mileto, mons. Enrico Capece Minutolo, poichè i beni ecclesiastici e delle cappellanie (13 corali della Collegiata istituita con bolla del 14 agosto 1767 del vescovo Giuseppe Maria Carafa) erano stati confiscati dalla Cassa Sacra, il 15 giugno 1799, istituì, in sostituzione, una “Comuneria ricettizia civica numerata di Ecclesiastici sopprimendo gran parte dei beni delle cappellanie e dei luoghi pii e riducendo o pesi delle Messe unite agli stessi”[11].

Non ci trova d’accordo l’assunto della Passalacqua[12], che, rifacendosi ad un’ampia bibliografia enumerata nella nota 10, sostiene che la Chiesa Madre “voluta fortemente dalla principessa Maria Grimaldi, venne costruita a partire dal 1793, a opera dei Fratelli Morano di Polistena...”. La datazione proposta e la generica attribuzione ai fratelli Morano, vanno, quindi, adeguatamente ridimensionate, alla luce di quanto abbiamo potuto qui documentare, oltre che nell’opuscolo dedicato al capostipite Fortunato Morano[13], giunto a Polistena solo nel 1800, epoca dalla cui ebbe vita quella fucina di arte, di intaglio, di decorazione, di scultura che contraddistinse la cittadina pianigiana. I fratelli Morano, sono nati a Polistena a partire dal 1804, in seguito al matrimonio di Fortunato e Pasqualina Mammone, avvenuto nel 1803.

Qanto relativo ai lavori eseguiti nel prosieguo degli anni al tempio cittanovese, comunque, potrebbe essere oggetto di altro intervento.

 



[1] G. VIVENZIO, Istoria e teoria dè tremuoti in generale ed in particolare di quelli della Calabria, e di Messina del MDCCLXXXIII. Napoli, Nella Stamperia Regale, MDCCLXXXIII, p. CCLXXII.

[2] R. LIBERTI, Vita socio-economica di Casalnuovo di Curtoladi nei secoli XVII e XVIII, in CITTANOVA E I GRIMALDI: Storia - Economia - Società - Architettura, a cura di Ornella Milella. Soveria Mannelli, Cittacalabria, 2006, p. 42.

[3] I. PRINCIPE, Città nuove in Calabria nel tardo Settecento. chiaravalle Centrale, Effe emme, 1976.

[4] A. DE BORCH, Notizie del funesto accidente seguito in Calabria Ulteriore ed in Messina li 5 febbrajo 1783, tip. Di, Torino, Tip. di  Giammichele Briolo, 1783, p. 3  Cit. riportata da T. PUNTILLO, 1783 IN CALABRIA IN GENERALE E A BAGNARA IN PARTICOLARE, IL TERREMOTO E I TERREMOTI (1783-1793), L’APOCALISSE e I TERREMOTI, in QUADERNI BAGNARESI, Anno I - nr. 3 (Agosto 2015) NS, p. 11.

[5] A.ZITO DE LEONARDIS, Cittanova di Curtuladi. Cosenza, MIT, 1986, pp. 53-54.

[6] V. DE CRISTO, Prime memorie storiche di Cittanova. Potenza 1892.

[7] ASCZ, Cassa Sacra, Segreteria Ecclesiastica, dal fasc. 1075 al fasc. 1094, Cartella n. 62 - Fasc. 1090 : Atti relativi alla riedificazione della Chiesa Parrochiale di Casalnuovo - 1789.

[8] Il Micherouz, all’indomani del terremoto, dal 1785, aveva esercitato funzione di pro-vicario ed ispettore della riedificazione.

[9] A. TRIPODI, Sulle arti in Calabria: Dizionario biografico e documentario su artisti e opere d’arte. Vibo Valentia, Adhoc Edizioni, 2016, pp. 195-196.

[10] G. M. GALANTI, Giornale di viaggio In Calabria (1792) (a cura di Augusto Placanica), Napoli 1981, p. 187.

[11] R. LIBERTI, Vita socio-economica di Casalnuovo di Curtoladi nei secoli XVII e XVIII, in CITTANOVA E I GRIMALDI: Storia - Economia - Società - Architettura, a cura di Ornella Milella. Soveria Mannelli, Cittacalabria, 2006, p. 37.

[12] F. PASSALACQUA, Architettura civile e religiosa, in CITTANOVA E I GRIMALDI: Storia - Economia - Società - Architettura, a cura di Ornella Milella. Soveria Mannelli, Cittacalabria, 2006, p. 71.

[13] G. RUSSO, Fortunato Morano (Soriano Calabro 1778 - Polistena 1836). Polistena, Centro Studi Polistenesi, 2000.

Pubblicato in L'ALBA DELLA PIANA, Maggio 2020, pp. 31-33.

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