I PIANOFORTI DI ANGELO RIOLO* di Giovanni Russo

 



I Pianoforti di Angelo Riolo*

di Giovanni Russo
                    


     

Nato in Italia nella prima decade del Settecento per merito di Bartolomeo Cristofori, il pianoforte o forte piano, come venne chiamato in un primo tempo, conquistò successivamente il posto di protagonista nella vita musicale e s’impose come pratico ed indispensabile mezzo di lavoro a chiunque aveva che fare con la musica.

Di questa eccezionale innovazione non mancò di fare tesoro Polistena, paese di antica tradizione artigianale, ricco di memorie storiche, che il 1° gennaio 1839 diede i natali ad un altro suo figlio illustre destinato a lasciare una profonda traccia nella storia artigianale calabrese: Angelo Riolo.

Singolare figura di estroso ebanista, il Riolo, figlio di Gaetano e di Borgese Grazia, giovanissimo si recò a Napoli, intenerito da speranze di nuove aurore ed esaltato dallo stesso struggente desiderio artistico che animò i Morano e Michelangelo Russo, suoi conterranei pieni di inventiva che emigrarono nella capitale partenopea onde perfezionare le loro rozze ma geniali capacità pittoriche e scultoree.

E proprio qui a Napoli il Riolo seppe cogliere i segreti e gli avvertimenti di un’arte che richiedeva una buona abilità tecnica ma che rimase assai modesta a causa del grande sviluppo del Melodramma, del magro sviluppo industriale dell’Italia Ottocentesca e della mancanza di molte materie prime.

Ritornato a Polistena intorno al 1859, dopo la preziosa esperienza napoletana, diede vita ad una bottega d’arte dove iniziò la costruzione di pianoforti a coda, caratterizzandosi per la funzionalità non meno che per la qualità ed originalità esecutiva.

Allo sviluppo di tale iniziativa, prima e forse unica in Calabria, contribuì la consolidata tradizione musicale le cui radici affondano nei musicisti polistenesi, Antonello Marafioti del ‘500, Giacomo Francesco Milano e Michelangelo Jerace(quest’ultimo fu Maestro della Cappella Musicale Polistenese Settecentesca, operante nella corte dei "Milano", Feudatari di Polistena).

All’età di 24 anni e precisamente il 15 ottobre 1863, il Riolo sposò Maria Teresa Fusco di Antonino e fu Mariantonia Russo.

Dei pianoforti superstiti di Angelo Riolo mi limiterò ad indicare solo due esemplari particolarmente interessanti, da me rintracciati nel corso di studi sulla Polistena antica.

Il primo esemplare è del 1862 ed appartiene alle sorelle Rina ed Elena Borgese di Polistena. E’ un elegante e rifinito pianoforte a coda con sei ottave ed ha le seguenti misure: altezza cm.92; larghezza cm.125; lunghezza cm. 228; altezza della cassa cm.30; altezza delle gambe cm. 62.

La cassa è a forma di arpa, disposta orizzontalmente e poggiante su tre gambe. Le parti portanti di detta cassa, cioè il mobile, comprendente anche il fondo, il coperchio, le fasce e le gambe, sono di legno di faggio crudo impiallacciati in noce nostrale, onde assicurarle dalle deformazioni.

Sul frontale reca la seguente dicitura"A. Riolo-in Polistena", mentre nell’interno sulla tavola armonica vi è un’altra iscrizione del seguente tenore:"Lavoro alla Tedesca-Angelo Riolo-1862 n. 3". (Pianoforti noti come "Tedeschi " o "Viennesi" sono generalmente indicati quelli a coda di Johann Andreas Stein, costruiti a partire dal 1770. Avevano un tocco leggero e la macchina dotata dello scappamento. Morzat apprezzò moltissimo il loro suono brillante ed uniforme a differenza di quelli con la meccanica "inglese" che era più dura di tocco e più debole del suono).

Il numero 3, invece, è riferito al numero dei pianoforti costruiti fino a quella data. Per cui il Fabbricante di pianoforti indicato nella statistica delle "Condizioni civili" riferita all’anno 1860, dedatta da Mons. Domenico Valensise nella sua "Monografia di Polistena(1863)" è, senza ombra di dubbio, il nostro Angelo Riolo. 

Il secondo esemplare è del 1867. Ha un ambito di cinque ottave e fu venduto certamente dal Riolo al sig. D. Pasquale Scarcella, prestigioso suonatore di organo di Messignadi, frazione di Oppido Mamertina, che diede anche i natali al musicista Giuseppe Nunziato Muratori. Questo pianoforte fu venduto dai familiari dello Scarcella al sig. Vincenzo Riganò di Messignadi il quale, dietro sollecitazione ed espressa mia richiesta, coadiuvato in ciò da mio fratello Giuseppe Russo, Direttore del Coro Polifonico "Theotokos", ha deciso infine di cederlo, per essere inserito nell’auspicando Museo cittadino, con accettazione della Giunta Comunale che con delibera n.1124 ne ha regolato l’acquisto.



Su tale pianoforte, che momentaneamente si conserva presso la Biblioteca Comunale, fa spicco la fotografia del giovane costruttore con baffi, pizzetto, cappello, mantella e nodo. L’aneddotica sul conto del Riolo riferisce che, tornato da Napoli, molti suoi amici, nel vedergli indossare il cappello(forse quello della fotografia), probabilmente non usuale presso il ceto artigiano, amichevolmente lo tormentarono con continue domande riferite sempre al cappello.

E lui, fedele al suo carattere estroso, suonò, in un orario insolito, le campane di una chiesa del paese e, quando tutti accorsero incuriositi, tranquillamente affacciò dal campanile e, burlandosi di loro, spiegò le modalità e tutti i particolari dell’acquisto del cappello, invitandoli a rinunciare a nuove domande su quell’argomento ormai chiuso.

Sotto le corde, sulla tavola armonica detta anche tavola di risonanza, vi è posta una sbiadita iscrizione:"1867- Polistena" mentre il nome"Angelo Riolo" è visibile alla base della fotografia prima descritta.

Tale cordofono, che ha un ambito di sei ottave, ha le seguenti dimensioni: altezza cm. 78; larghezza cm. 117; lunghezza cm. 31; altezza della cassa cm. 31; altezza delle gambe cm. 47. Ha n. 186 piroli conficcati nel "pancone" per equivalenti corde in buona parte originali. Il cimelio è sormontato da un elegante leggio in legno ed ha, inoltre, in dotazione un originale accordatore in ferro battuto.

Recuperare questi oggetti che ci fanno toccare con mano l’emozione della energia creativa vuol essere un contributo alla conoscenza della storia dell’artigianato artistico ancora poco studiato e insieme un atto doveroso verso chi, come il nostro Riolo ( morto a Polistena il 2-2-1908) questa storia l’ha costruita con ingegnosità e la pazienza del proprio lavoro.

Si aggiunga d’ora in poi nei futuri libri che parleranno d’artigianato, particolarmente questo umile caso isolato di genialità dal nome di Angelo Riolo, quale vanto e fiore all’occhiello della Calabria che, nel campo degli strumenti musicali, annovera costruttori di organi, di violini, chitarre di tipo spagnolo o barocco, mandolini ad arpa, liuti, chitarre battenti, chitarre da concerto, oltre naturalmente degli strumenti prodotti con l’arte popolare e pastorale.

Ci auguriamo che il Comune, beneficiario di questa importante eredità artistica, non si lasci sfuggire l’acquisto dell’altro esemplare in possesso delle sorelle Borgese, probabilmente già nel mirino di coloro i quali senza meno si presenteranno con l’arma della corruzione: il danaro!

Solo così si creeranno le condizioni per valorizzare il Museo Cittadino, oggetto di tanti sacrifici, principalmente anche miei.

COPYRIGHT@GIOVANNI RUSSO POLISTENA
           

(*) pubblicato su Il Calabrese, 15-30 novembre 1984, pp.30-31.

 

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