Lavori in marmo del messinese Giuseppe Bertoccelli per la Chiesa Madre di Polistena nel 1781* di Giovanni Russo

 

Lavori in marmo del messinese Giuseppe Bertoccelli per la Chiesa Madre di Polistena nel 1781*
di Giovanni Russo
                      

   

Fra gli ultimi lavori di abbellimento dell’antica Chiesa Madre di Polistena, prima del terremoto del 1783, va annoverata la committenza di due opere d’arte : una cappella di marmo “a similitudine di una di quelle della Chiesa Madre di Scilla”, ed un Fonte battesimale anche di marmo.

Committente fu il Reverendo Dr D. Giacomo Fazari di Polistena, mentre a dare vita all’esecuzione, in loco, delle due opere, si obbligò, con il notaio polistenese Francesco Antonio Floccari[1], il messinese Giuseppe Bertoccelli, in virtù di lettera scritta dal Reverendo Arciprete di Melicucco, D. Pasquale Pavia, indirizzata all’allora Arciprete di Polistena, Reverendo D. Giuseppe Tigani.

Fu stabilito il prezzo di 30 ducati per il battistero, mentre per la cappella di marmo, l’importo sarebbe stato uguale a quello di uno delle cappelle di Scilla. Al Bertoccelli, all’atto della stipola del contratto, fu dato un acconto pari a ducati 6, mentre fu pattuito che un pagamento di ducati 100, gli sarebbe stato consegnato, in Messina, subito dopo l’imbarco dei marmi. Fu stabilito dalle parti che il lavoro doveva essere ultimato entro il 4 febbraio del 1782, dopo di che, al Bertoccelli che, nel frattempo, avrebbe dovuto lavorare, in loco, unitamente ai suoi lavoranti cui bisognava fornire casa, letto, oglio, fuoco e sale, sarebbe stato liquidato il saldo finale, dopo, naturalmente, il montaggio dei marmi.

Il nostro carissimo amico Antonio Tripodi, instancabile ricercatore e diffusore delle più obliate carte d’archivio, cui si deve la scoperta di tale incartamento[2], riferisce, però, che la convenzione per l’esecuzione della cappella di marmo e del fonte battesimale fosse stata sottoscritta dal Bertoccelli “per la Chiesa Matrice di Melicucco che era in costruzione. Non ci trova d’accordo l’assunto dell’amico Tripodi in quanto l’obbligo del Bertoccelli, stipulato in Polistena, recita chiaramente che i due lavori, i cui marmi, una volta a Polistena,  dovevano essere qui lavorati e, ultimati i lavori di esecuzione,  avrebbero dovuto essere depositati nella Chiesa Madre di q[ues]ta Città [Polistena][3].

Anche il Committente, Rev. Dr. D. Giacomo Fazzari, era di Polistena ove, nell’attuale nostra Chiesa Matrice, si conserva, perché recuperato dopo il terremoto del 1783, il fonte battesimale[4] che, appunto, risponde alle caratteristiche dell’obbligo di Notaio Floccari e che, per di più, sul bordo della conca marmorea presenta la seguente incisione : “C.s R. D.r D. JACOB FAZARI P.A. PRO DEVOT. F. 1782” . Anche la data (1782) corrisponde, anche perché il Bertoccelli si era obbligato, nel 1781, di dare per ultimate le opere ad un anno esatto dalla stipola del contratto.

Ma, per una maggiore intelligenza della convenzione e dei suoi minimi particolari, la proponiamo qui :

Polistina li quattro Febbraro dell’anno Mille Settecento Ottant’uno. Presso gl’atti della Reg.a Ud.a della Città di Catanzaro, ed in p.nza di me infras.tto Reg.o e Pub.o Not.o, att. Deputato della mede.a in virtù dei Reggj Banni, e delli sottos.tti T.nj, personalm.e costituito avanti di noi D. Giuseppe Bertoccelli della Città di Messina, Regno di Sicilia, al p.nte in q.sta Città di Polistina quoad hunc actum, cognito ex relatione avuta dall’attuale Sig.r Arip.e R.ndo D. Gius.e Tigani di q.ta Città, in virtù di lettera scrittali dal quel R.ndo Sig.r Arcip.e di Melicucco D. Pascale Pavia, che dal med.o si conserva, quale D. Gius.e Bertoccelli non p. forza, o inganno, ma di sua libera volontà, col giuram.to, e sotto pena d’onze d’oro 25 Fisco Reg. ad pacto de capiendo, constituttione precarii, obliga se stesso realm.e, e personalm.e, di lui Eredi, e beni tutti, dovunque siti, di fare, e compire di tutto punto una Cappella di marmo a similitudine di una di quelle della Chiesa Madre di Scilla, ed un Fonte battesimale anco di marmo, p. conventione avuta col R.ndo Can. Dr. D. Giacomo Fazari di q.sta Città, qui p.nte, e d.a Cappella e Fonte battesimale debbano essere a similitudine ancora delli disegni cifrati da d.o D. Giacomo, e dal d.o Sig.r Arcip.e Tigani p. p.e di d.o Sig. Bertocelli p. no saper egli scrivere, e terminare d.e opere fra lo spazio di un’anno decorrendo da oggi, e terminando alli quattro del mese di Febbraro dell’anno entrante 1782 : delinere li marmi con diversj colori a tenore del disegno sud.o e come la professione richiede p. lo spazio di d.o anno, e lavorare li marmi in q.sta Città; e Fonte battesimale p. lo prezzo, e valore di ducati trenta, così convenuto col d.o D. Giacomo; e la Cappella p. il prezzo e valore di una di quelle di d.a Chiesa di Scilla, liquidando mediante una fede di Reggimento di quella Città e del Clero ancora, qual so.ma esso D. Giacomo si obliga col giuram.to tacto pectore more, di pagarla contemporaneam.e a d.o Sig. Bertocelli; colla spiega che q.ndo dovrà farsi il trasporto intiero di d.i marmi da Messina alla Marina di Gioja che dovrà essere p. tutta la mettà del ventuno Agosto d.o D. Giacomo all’avviso di d.o Sig.r Bertoccelli debba mandare persona in Messina con ducati cento, quali si dovranno consegnare al med.o Bertoccelli dopo terminato l’imbarco di d.ti marmi, p. qual trasporto, d.o D. Giacomo sia obligato pagare solam.e ducati dieci tantum, e poi trasportarli a sue spese dalla marina di Gioja, e mettere d.ti marmi fuori pericolo di mar.e anco a spese di d.to D. Giacomo, il q.le nella p.nza n.ra, esborza ducati sei p. caparro al med.o Bertoccelli imborzante in moneta d’argento colla spiega ancora che d.o D. Giacomo q.ndo si lavoreranno li marmi debba dare casa, letto, oglio, fuoco e sale p. tutti li lavoranti e p. d.o Sig. Bertoccelli sino a tanto si termineranno d.e opere, quali finite d.o Bertoccelli debba assettarli nella Chiesa Madre di q.ta Città, dove li verranno designati; ed in caso che il vaso della chiesa no sarà terminato, e no si possono assettare le d.e opere, d.o D. Giacomo debba pagare l’intiero importo di d.a Cappella e Fonte al d.o Sig.r Bertoccelli, e q.sto sia obligato ad’ogni richiesta di d.o D. Giacomo nuovam.e portarsi in q.sta Città p. assettare d.e opere , e d.o Sig. Fazari sia obligato pagare le spese del viaggio dell’accesso, recesso al d.o Bertoccelli ed ad un’altra persona, quia sic convenerunt. Ed in caso di controv.e delle cose sud.e la p.nte obbliganza p. ogni sua parte liquida si possa incusare, rescindere, e liquidare contro chi controv.e, Eredi & in ogni Corte, Foro, e Tri.ble, ed abbia la esecuz.e pronta, e parata, reale, e personale, etiam via virtus M.C.U., more pensionum domorum Civitatis Neapolis, et obligation. Liquidan.d.e M.C.U. e così col giuram.to tactis scripturis, et tacto pectore more s’obligarono, giurorno et quod

+ Segno di Croce di d.o Sig.r Gius.e Bertocelli che s’obliga come s.a

Io Dr. D. Giacomo Fazari m’obligo come supra

Io N.r Michelang.o Borgese fui T.nio, e conosco l’obligati c.s.

Io Bruno Sorace sono p.nte e t.nio e conosco l’obligati

Io Fran.co Sorace sono p.nte T.nio e conosco l’obligati

N.r Francescant. Floccari Rog.

 

Alla luce dell’atto sopra esposto, non ci sembra possano esserci dubbi sulla effettiva e reale sede di collocazione delle due opere marmoree che il Rev. Dr. D. Giacomo Fazari volle e pagò per la Chiesa Matrice di Polistena e non per quella di Melicucco.

Circa la Cappella in marmo (voluta a similitudine di una delle cappelle della chiesa madre di Scilla, e quindi, anche quelle del Bertoccelli), crediamo possa trattarsi di uno degli altari che andò ad aggiungersi ai tanti di jus patronato, ed in questo caso di quello della Famiglia Fazari, che il successivo terremoto del 5 febbraio 1783 probabilmente distrusse. Tale altare potrebbe essere stato anche lasciato in loco, in attesa di un successivo recupero[5], come avvenne per l’altare con la Pala marmorea della Deposizione di Nostro Signore Gesù Cristo. Nella costruzione della nuova chiesa, spostata in altro sito, però, si recuperò solamente il fonte battesimale che, ancora oggi, fa bella mostra di se.

Dare, quindi, a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio !



[1] S.A.S.P., Notaio Francesco Antonio Floccari, Busta 222, Atto del 4 Febbraio 1781.

[2] ANTONIO TRIPODI, In Calabria tra Cinquecento e Ottocento : Ricerche d’archivio. Reggio Calabria 1994,  p.260.

[3] Che si intenda Polistena lo si può anche evincere dal titolo di Città. Grazie al privilegio ottenuto su istanza di Giacomo Milano,  1° Marchese di Polistena, la nostra cittadina  poté fregiarsi del titolo di Città. Tutto ciò non si può dire, invece, per Melicucco che rimase semplicemente una Terra.

[4] GIOVANNI RUSSO, Polistena : La Chiesa Madre : 1783-1983.  Rosarno, 1995,  pp.28-30.

[5] Di recupero non se ne potrà più parlare, visto che, alla fine degli anni ’70, l’allora Amministrazione Comunale di Polistena cancellò, definitivamente e con le ruspe, quanto rimaneva (e rimaneva tanto !) della vecchia Chiesa Matrice.

 

(*) pubblicato su La Voce dei Giovani, anno VI, n.2 (Aprile-Maggio 2001), p. 6

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