GLI ORATORI PRIVATI DI POLISTENA* di GIOVANNI RUSSO
GLI ORATORI PRIVATI DI POLISTENA* |
di GIOVANNI RUSSO |
A contraddistinguere, ancora una volta, lo status nobiliare di alcune famiglie benestanti che, in passato, per ottenere giuspatronati o sepolcri di famiglia nelle chiese pubbliche avevano profuso spesso considerevoli somme di danaro, contribuì, l’istituzione degli oratori privati che,fino ai primi decenni del XVIII secolo, venivano concessi solo a famiglie principesche.A differenza della chiesa, che è per tutti i fedeli, i quali vi hanno libero accesso,l’oratorio fu concesso a determinate persone fisiche o morali, con limitazioni per l’ingresso di altri fedeli. Per oratorio pubblico si intendeva quello delle confraternite, semipubblico quello delle comunità o di determinati ceti di fedeli e privato o domestico quello eretto in edifici privati a comodo di qualche famiglia o di singola persona. L’oratorio privato non era altro se non il privilegio di poter far celebrare il sacrificio della messa all’interno del proprio palazzo, in un apposito ambiente dotato di altare,quasi sempre di legno,e di relative suppellettili sacre.L’oratorio costituiva un duplice beneficio per le famiglie abienti cui veniva concesso tale indulto: evitava i sempre più gravosi obblighi di officiatura e manutenzione dello giuspatronato ed offriva il comodo ai titolari di poter comodamente e quotidianamente assistere alla s.messa.L’istruzione della pratica per detta concessione richiedeva riconosciuti requisiti morali-oltre che finanziari-onde far fronte a tutte le spese per l’abbellimento ed il mantenimento del culto.Prevedeva prima di tutto un’istanza munita di testimoniali vescovili e indirizzata alla S.Sede,onde ottenere il Breve Pontificio per poter celebrare abitualmente la messa.Tale breve si suoleva concedere soggetto a molte limitazioni, cioè una sola messa bassa, escluse certe feste più solenni (Natale,Pasqua ,ecc), alla presenza dell’indultario, e valevole a soddisfare al precetto festivo soltanto per le persone determinate nel rescritto. Successivamente, veniva richiesto il Regio exequatur ed,infine,il Decreto Vescovile che veniva emanato dopo accurata visita dei locali effettuata da un delegato vescovile, quasi sempre l’arciprete , l’economo o il vicario foraneo del luogo.La visita doveva accertare se: 1. i supplicanti vivevano alla maniera dei nobili o dei così detti gentiluomini del paese; 2. in casa dei supplicanti vi fosse altro oratorio privato la cui facoltà ancora perdurasse nell’esercizio per antecedente concessione; 3. il luogo nel quale si intendeva erigere l’oratorio o dove erasi già eretto fosse libero,segregato da qualsivoglia uso domestico ed attaccato al muro per esser fermo ed immobile; 4. il locale per l’oratorio fosse fornito delle necessarie suppellettili sacre e paramenti per la celebrazione della messa; 5. lo stesso fosse decentemente costruito ed ornato. Le famiglie polistenesi che, a partire dal dopo terremoto del 1783,ottennero il beneficio dell’oratorio domestico, non considerando le famiglie Milano,Alessio e Jerace che pensarono di ricostruire vere e proprie cappelle annesse ai loro palazzi, furono : Rodinò, Francesco Prenestino (in epoca imprecisata); Montiglia e Avati Vincenzo (1795); Migliorini (1797) ; Lidonnici (1816) ; Valensise Raffaele (1818); Grio e Siciliano Raffaele (1847); Sigillò e Prenestino (1848); Rodinò-Lidonnici (1849); Avati G.B. (1850); Valensise Michele (1855); Custorone (1863); Zerbi (1869) ; Amendole Nicolina (1870); Suor Teresa Amendolea (1880); Migliorini Nicolina (1883); Canonici M.e G. Cannata (1899); Francesca e Concetta Cannata (1914); Grio Michelangelo (1916).Degli oratori privati concessi a dette famiglie, qui di seguito,cercheremo di offrire, in sintesi e quando possibile,solo : il nome di tutti i beneficiari che indicheremo con la sigla BE; del Breve Pontificio ,con la sigla BP ; la data del Decreto Vescovile, con la sigla DV; della relazione della visita compiuta dal delegato Vescovile, con la sigla RE; un breve regesto concernente le peculiarità dell’oratorio. MONTIGLIA - BE: Mons.Nicola Antonio Montiglia,Arciprete di Polistena e la sorella Maria Teresa- BP: Papa Pio VI (senza data) ; DV : 8 Aprile 1795. AVATI - BE : D. Vincenzo Avati con la moglie D.Carmela Musso-D.Domenico Avati- BP : Papa Pio VI (senza data); RE : 23 sett.1795 : “...lo ritrovai ad formam concessionis, con di più, che lo vidi ben equipaggiato di arredi sacri,separato dà domestici usi,ben serrato dentro un burò appoggiato, e difeso da quattro muri...”; D.Vincenzo Avati, nell’istanza di concessione dell’oratorio per il palazzo di Polistena, manifestava di aver ottenuto un primo decreto vescovile che gli aveva consentito di poter erigere in Palmi, ove anche dimorava, un primo oratorio. MIGLIORINI - BE : Domenico,Francesco,Antonio e Scipione Migliorino Cavallaro; Nicolina Taccone ,moglie di Domenico; Francesca,Caterina,Aurora,Maria Anna,Elisabetta sorelle Migliorini Cavallaro; DV : 21 Febbraio 1797. LIDONNICI - BE : D.Nicola Lidonnici (Sindaco di Polistena); BP: (Pio VII) : 1816. VALENSISE - BE : Raffaele Valensise; BP : (Pio VII) : 1818. GRIO - BE : Sac. D.Antonio Grio, D.Francesco e D.Vincenzo Grio; BP : 19 Gennaio 1847 = Pio IX ; Exequatur da Napoli del 23 aprile 1847; DV : 5 Maggio 1847 (del Vic.Cap. Mons.Lombardi Comite): RE : 26 Aprile 1847 (Del. D.Bruno Bruzzese) : “ho ritrovato uno stanzolino segregato da qualunque uso domestico ove sta eretto un altare ben ornato, e con la dovuta decenza, ed ho del pari osservato i sacri arredi ben politi,come altresì tutto il necessario alla celebrazione della messa”. SICILIANO - BE : D.Raffaele Siciliano (e moglie), Domenico,Angelo,Maria e Giuseppe Siciliano (fratelli); BP: 26 maggio 1847 (Pio IX); DV : 24 aprile 1847 ( Vic.Cap.Lombardi Comite); RE : (D.Francesco Zerbi,Ariprete di Polistena) : “ essendomi recato nella casa di abitazione di esso Siciliano,mi mostrò una stanza scelta da lui per oratorio ben tenuto,ed ove promise che non servirà quella per affari domestici da ora innanzi,ma solo destinata al fine di sopra”. SIGILLO’ - BE . D.Nicola Maria, Giuseppe,Francesco Saverio,Raffaele,Antonino,Luigi,Raffaella Sigillò- D.Giuseppa Valensise, moglie di detto D. Nicola Maria; DV : 4 ottobre 1848 ; RE : 27 settembre 1848 (Arc.Zerbi) : “ Ho trovato in una camera decente di un quarto ancor non abitato un altare di legno coi soliti ornamenti a potersi celebrare le sante messe, saldo e fermo, chiuso in uno scrigno di noce ben tenuto col suo suppedaneo e poggiato al muro reale di tramontana.Promise esso D.Felice Ant. che poi si trasporterà in altra stanza non di passaggio e segregata dagli usi domestici; ho trovato pronti ed in bonissimo stato i suppellettili tutti e i necessari paramenti a potersi celebrare la S.Messa; Sì la località che l’altare mostrano la dovuta decenza”. PRENESTINO - BE : D.Giuseppe Prenestino con la moglie D.Pasqualina Ruffo, D.Alfonso Prenestino, figlio sposato con D.Marianna Loschiavo, il figliuolino di quest’ultimi; BP : 9 Giugno 1848 (Pio IX); DV : 2 ottobre 1848 ; RE : 27 settembre. 1848 (Arc.Zerbi) : “ In detta casa non vi fu mai ,nè vi è altro oratorio privato esistente; solamente il fu D.Francesco Prenestino zio di d.Giuseppe il quale abitava lungi di detta casa, quartiere il Pioppo con la fu moglie D.Teresa Marafioti...aveva l’oratorio privato in sua casa, e si perderono i documenti;...Ho trovato in uno stanzino segregato dagli usi domestici e or destinato ad oratorio privato,un altare di legno dipinto, fermo,saldo,col suppedaneo e poggiato al muro intermedio di ponente;...ho veduto tutt’i suppellettili ed arredi necessari alla celebraz. della S.Messa in bonissimo stato e niente manca di paramenti”. RODINO’ - BE : Cav.D.Saverio Rodinò e sua moglie D.Francesca Lidonnici; BP : 1 dicembre 1848 (Pio IX); DV : 12 gennaio 1849 (Vic.Cap.Antonio Mamone); RE : 10 gennaio 1849 ( Vicario foraneo Bruno Bruzzese) : “ Il supplicante Rodinò non solamente vive alla maniera dè Nobili, ma la sua Famiglia è ascritta al Libro della Nobiltà Napoletana;...Il luogo, ove sta oggi eretto il sud.oratorio è libero,e segregato da ogni uso domestico; non è però attaccato al muro come lo sarà a suo tempo,quando si costruirà di solida fabbrica; ...è fornito delle sacre suppellettili e di tutti i paramenti necessari per la celebraz...; il tutto insieme presenta la dovuta decenza, ed ha tutti gli ornati richiesti”. AVATI - BE : coniugi Gio.B.tta Avati-D.Erminia Comerci; D.Antonio Avati (fratello di Gio.B.tta) con la moglie D.Francesca Ruffo; D.Carmela Manferoce, madre di Gio.B.tta ; Gio.Tommaso e D.Carmela , figli della Sig. Ruffo; consanguinei ed affini che coabitano coi medesimi; BP : (Pio IX) ; DV (?); RE : (Vic.Bruno Bruzzese) : “ Che i sopradetti di Avati,Comerci, e Ruffo figurano frale prime Famiglie di Gentiluomini di questa città, si mantengono con tutto lustro, e decoro, e vivono alla foggia dè Nobili...;che il luogo ove intendesi eriggere l’oratorio, benchè sta provvisorio, è molto decente ed è interamente segregato da qualunque uso domestico; l’altare è ben attaccato alla parte anteriore del muro ed è solido e fermo...;che la costruzione vi presenta tutta la decenza di formna e di ornato, ed è abbastanza fornito delle necessarie suppellettili, e degli arredi sacri preziosi...”. VALENSISE - BE : Primi indultori, i fratelli D.Michele,D.Gio.Battista,D.Giuseppe,D.Domenico e D.Luigi Valensise, tutti figli di D.Raffaele; Secondi indultori le di loro sorelle D.Alfonsina e D.Giuditta Valensise ed inoltre : D.Carolina Pellicano, madre degli antecedenti fratelli e sorelle e D.Ottavia Fazari, moglie del supplicante D.Michele; BP : 27 marzo 1855 (Pio IX); DV : 14 maggio 1855 (Vicario Mamone); RE : 23 aprile 1855 (Arc.Zerbi) : “ Il dett’oratorio è abbellito di piccioli quadri e figure e per far celebrare la messa la Famiglia Valensise possiede molti paramenti sacri che servivano per l’antico loro oratorio...; In detta famiglia non vi è altro oratorio privato giacchè la facoltà del passato oratorio spirò con la morte di D.Raffaele padre degli attuali supplicanti...; Ho veduto il luogo dov’era eretto l’oratorio privato di cui godeva il fu D.Raffaele Valensise ed è decente e ben tenuto, diviso dalle altre stanze, con porta di legno serrata con ordigni di ferro, e l’altare è attaccato al muro reale ...”. Il 2 Agosto 1862, i supplicanti esposero , inoltre : “che avendo eretto nel giardino contiquo al palazzo, e propriamente nel luogo ov’era l’antica chiesa dei PP.Domenicani, una chiesetta a guisa di cappella rurale, avrebbero desiderio mettere in uso la facoltà espressa nel suddetto Breve (del 1855), onde perpetuare la memoria del culto che anticamente in quel luogo esercitavasi” e intercessero l’uso di detta cappella a mò di oratorio.Nelle nuove informazioni l’Arciprete Zerbi così, il 29 agosto 1862, ebbe modo di informare il Vescovo: “...mi sono portato nel giardinetto contiguo al suo palazzo dalla parte di levante, ove era un tempo la chiesa dei PP.Domenicani, ed ho trovato fabricata una picciola cappella, la quale si trova ben tenuta; adorna di tutto il necessario per celebrare la S.Messa, e gode un sito decente.Ho detto al Sig.D.Michelino Valensise se intende abolire l’oratorio privato che tiene in sua casa .Rispose di no, ma che di quando in quando desidera celebrarsi la Messa in detta Cappelluccia nell’orto,ed in quelli giorni non si celebra in casa...”.Il 7 Sett.1862 venne concesso un nuovo Decreto Vescovile. CUSTORONE- BE : Domenico Custorone del fu Cav. D.Francesco; Maria Soccorsa Prenestino,moglie; Marianna Custorone,sorella; Francesco Custorone,figlio; gente di servizio; BP : 11 luglio 1862 (Pio IX); Regio exequatur : Napoli, 13 Genn.1863; DV : 1863; RE : 27 marzo 1863 (Economo Vincenzo Donato in luogo dell’Arciprete) : “ 1) Sono al numero dei nobili; 2) Il locale della cappella è decente, segregato da usi pubblici e domestici, l’altare è attaccato alla parte anteriore del muro fermo ed immobile; 3) Munito ancora l’oratorio degli arredi sagri decenti per il sacrificio della messa...”. ZERBI - BE : Zerbi Francesco con la moglie D.Enrichetta Bonini e le sorelle D.Raffaella,D.Rosina e Suor Filotea, nonchè la madre D.Anna Jerace e i figli Domenico e Clementina; BP : 16 febbraio 1869 (Pio IX); R.Exequatur del Proc. Gen.del Re presso la Corte di Appello di Catanzaro del 30 aprile 1869; DV : 2 ott.1869 ; RE : 1 Ott. 1868 ( Can.Nicola Rovere Economo Curato) : “ ...appartengono a una famiglia pur troppo religiosa e vivono more nobilium...desiderano ottenere l’O.P., il che sarebbe molto loro necessario, atteso che alcuni della famiglia sono affetti da croniche malattie”. AMENDOLEA - Nicolina Amendolea, nata Jerace, che già godeva dell’Indulto Pontificio sino a Febbraio 1869, epoca della morte della madre D.Teresa Montiglia, il 14 gennaio 1870, chiese al Vescovo di Mileto, testimoniale onde poter poi impetrare dalla S.Sede un nuovo indulto speciale per sè e per i figli Giuseppe,Girolamo,Cesare e Suor Maria Teresa Amendolea del fu D.Domenico e per la nuora Filomena Cannata.Il Can.Nicola Rovere,Economo Curato, riferì al Vescovo che nel palazzo vi era “una stanza destinata per la Cappella solitaria ed esclusa da qualunque passaggio” e che la composizione familiare indicata dall’istante corrispondeva a verità.Seguirono il BP ed il DV nel corso del 1870. AMENDOLEA- Suor Teresa Amendolea del fu Domenico Antonio, con nota del 19 Dicembre 1879, rivolgeva istanza al Vescovo di Mileto, al fine di poter ottenere nuovo testimoniale, da inviare a Roma per un nuovo indulto Pontificio, perchè quello conseguito nel 1870 era stato smarrito.Così motivava questa nuova richiesta : “...Le famiglie Montiglia ed Amendolea sempre hanno goduto tal’Indulto in parola, ed il Palaggio della prima oggi è della supplicante, ed anche è in possesso di tutti gli arredi sagri. La sopra scritta...vive more nobilium, ed ha un quarto di molte stanze, e propriamente quello un tempo posseduto dal fu suo pro zio Mons.Nicola Antonio Montiglia, Vescovo di Tropea e Nicotera...”. AMENDOLEA- BE : Teresa Amendolea; BP : 30 Gennaio 1880 (Leone XIII); DV : 6 Aprile 1880; RE : 5 aprile 1880 (Arc.Lidonnici) : “...Ho trovato che il luogo destinato p.l’oratorio privato è una stanza ben messa separata da ogni uso domestico.Più l’altare è di legno, e ben fermato al muro; e si chiude in una specie di guardaroba appositamente fatto; per cui quando è chiuso si vede un bel pezzo di mobile; aprendosi è un delizioso altarino, ben ornato di fiori, candelieri, e tutto altro che occorre.E’ ben provvisto di belle pianete, secondo tutti i colori che la Chiesa richiede; è dedicato a Maria Addolorata...”. MIGLIORINI - BE : D.Nicolina Migliorini, ved. Jerace e sua figlia Sig.na Amalia Jerace; BP : 22 agosto 1883 (Leone XIII); DV 16 febbraio 1883 (Vic.Cap.D.Pasquale Colloca); RE : 14 Febbr.1883 (Arc.Lidonnici) : “ ...ho trovato che la cappella da erigersi è fissata in un muro reale, formante uno stipone debitamente ornato, sporgente in una stanza del tutto libera dagli usi domestici...”. Lidonnici non mancò di precisare “ che nelle attuali ristrettezze del numero dei sacerdoti in Polistena, le molte cappelle private che vi sono, stanno riducendo il Paese che è uno dei più popolati”.La Migliorini assicurò che si sarebbe avvalsa di un sacerdote di S.Giorgio che era il Cappellano di famiglia allorchè dimoravano colà”. CANNATA - Supplica rivolta il 27 sett. 1899 al Vescovo di Mileto dai Canonici Michele e Giuseppe Cannata affinchè il Prelato raccomandasse la pratica per l’indulto alla Santa Sede, in quanto “...Costretti dal peso degli anni e delle infermità, onde son sofferenti, a non uscire di casa se non raramente”. CANNATA - BE : sorelle Francesca e Maria Concetta Cannata; BP : 1914; DV : 1 Maggio 1914; RE : 29 Aprile 1914 ( Arc.D.Rodinò Toscano) : “ ...Ho visitato la cappella delle signore Cannata, e l’ho trovata in piena regola.La stanza non ha altro uso, fuori del religioso a cui è adibita; l’altare è molto decente, fornito di tutti gli arredi necessari al Santo Sacrificio, calice,candelieri,ampolle,messale, e lino sacri...”. GRIO - BE : Michelangelo Grio; figlio Vincenzo ; Michelangelo Grio di Vincenzo; BP: : XXV Luglio 1916; DV (?); RE : (Arc.Rodinò-Toscano) : “...L’altare è costruito dentro un armadio di legno, cosicchè debbono aprirsi i battenti per essere veduto; è arredato di quanto prescrive la liturgia: pietra sacra,croce,candelieri,messale,tovaglie. Del resto l’Oratorio non è nuovo in quella Famiglia e il cui predecessore Arciprete Grio ivi celebrava il che è pure una garenzia della regolarità dell’altare.La Famiglia trasferendosi nel tempo del ricolto oleario in campagna, alzerà quivi l’altare, e la stanza anche là non sarà adibita ad altro uso, sebbene nelle ore che non si celebra potrà servire di passaggio da una stanza all’altra”. Ci scusiamo per l’eventuale omissione di qualche ulteriore oratorio di cui, al momento, non abbiamo documentazione. In altra sede, tenteremo di segnalarlo adeguatamente. (*) Sintesi pubblicata in : La Città del Sole, A. II. n. 1 (Gennaio 1995), pp. 22-23. Copyright@Giovanni Russo Polistena
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