GIFFONE E LA FONTANA GRANDE O DEI SETTE CANALI di Giovanni Russo
GIFFONE E LA FONTANA GRANDE O DEI SETTE CANALI
Così l’Amati:
“Giffone: Comune
nel Napoletano, prov. di Calabria Ulteriore, circond. di Palmi, mandamento di
Cinquefrondi.
La sua popolazione assoluta di fatto, secondo il
censimento del 1861, contava abitanti 2563 (maschi 1278 e femmine 1285); quella
di diritto era di 2573 abitanti (maschi 1286 e femmine 1287). Nel 1864 ve ne
erano 2671. Secondo la statistica ufficiale del movimento della popolazione del
Regno d’Italia, si ebbero in questo comune 17 matrimoni, 101 nati e 77 morti.
Attualmente (1867) vi sono 2004 abitanti (maschi 1294, femmine 1310).
La sua Guardia Nazionale consta di
una compagnia con 150 militi attivi e 40 di riserva: in totale 190 militi. La
mobilizzabile era di 86 militi.
Gli elettori politici sono iscritti nelle liste
elettorali del collegio di Cittanova; nel 1863 erano 7; ora (1867) sono 10.
Per la circoscrizione ecclesiastica dipende dalla
diocesi di Mileto.
L’ufficio postale é a Rosarno.
Pel dazio consumo é comune di quarta classe. Il suo
territorio in parte é fertile in varie specie di vegetabili; ma nel restante é
sterile, battuto dà venti e dalle nevi. Il clima è salubre.
Il capoluogo é un grosso villaggio, posto a 34
chilometri da Palmi, sopra una graziosa collina colle spalle volte a borea e
colla fronte ad ostro: a levante sorge il monte Fontanelle, che é un
contrafforte dell’Appennino. Tra ponente ed ostro godesi la bellissima veduta
della piana calabra, e di parte della vicina Sicilia colle isole Eolie e il
mare Tirreno. Questo comune non ha strade comunicative coll’esterno, tranne
piccoli viottoli. Nell’interno è mal tenuto.
Giffone venne fondato verso il 1700 da Francesco
Giffone, marchese di Cinquefrondi, prima del quale in quel luogo non vi erano
che meschini ricoveri, costrutti da genti nomadi e fuggiasche. Una lapide
marmorea, che vedesi sulla fonte di questo comune, porta un’iscrizione in lode del fondatore, che “l’orridezza di
selvaggi specchi e la solitudine di chiuse selve in abituro ha felicemente
ridotto”. La iscrizione parla a lungo delle virtù del fondatore, discendente da
una nobile famiglia picentina, fin dal tempo dei Longobardi stanziata in queste
contrade dell’Italia meridionale”.
Tutte le fontane, oltre ad essere un mezzo per il rifornimento pubblico
dell’acqua, furono, quasi sempre, anche motivo di abbellimento e, principalmente,
luogo d’incontro. Buona parte di esse, collocate nella piazza principale e con
una tipologia pressoché costante, caratterizzata da una struttura
architettonica con sfondo in muratura e rivestimento in pietra o marmo, con
vasca dove sono collocate le bocche (cannelle) dalle quali sgorga l’acqua, sono
in genere costruzioni imponenti, di carattere prevalentemente ornamentale, dei veri
e propri monumenti divenuti simbolo della cittadina.
Ad occuparsi della storia di questa
fontana, fu il prof. Nicola Catalano[3]
che, nel suo già citato volume così aveva riferito:
“La Fontana Maggiore che si trova in Piazza Vittorio Veneto, con le sei
bocche di delfini, quattro frontali e due laterali, rivestita in marmo, è stata
costruita tra il 1894 ed il 1895.
La cerimonia ufficiale per l’inaugurazione della monumentale opera venne
fatta nell’inverno del 1895, Sindaco Comm. Andrea Alvaro.
La cerimonia fu allietata dal suono della Banda Musicale “Città di Giffone” fondata l’anno
precedente dal Maestro Antonio Zagarella, diplomato al Conservatorio di S.
Pietro a Maiella.
La giornata era fredda e nevosa ma i giovani componenti il corpo
bandistico affrontarono impavidi le intemperie; era quella la prima volta che
la neonata banda suonava in pubblico.
Fra i cimeli dei tempi andati a Giffone si conserva una fotografia del
Corpo Bandistico di quei giorni unitamente al loro Maestro e fondatore Antonio
Zagarella.
Sul fronte della torre campanaria, sotto l’orologio, si legge la frase
virgiliana: “Ruit Hora Laboremus
Fidenter”.
Al centro della marmorea fontana si legge:
“L’acqua di questa fonte, portata
da oltre un secolo da chi fondò Giffone non prima rimossa dall’insalubre e
vetusta conduttura, oggi, senza particolare aggravio di contributi, con
comunanza di voti, come meglio dettò la scienza e l’arte, fu qui condotta a
questa fonte costruita amministrando Cav. Andrea Alvaro Sindaco, Alvaro
Giuseppe Raffaele, assessore. 1895”.
Catalano
anticipava così, tranne qualche poco significativa imprecisione sulla data di
inaugurazione (che non avvenne nel 1895, bensì nel 1896), e del numero delle
bocche decorate con i delfini (non 4 centrali e due laterali, bensì 5 centrali
e due laterali), la storia, le vicende, la descrizione e le iscrizioni della
fontana e del Corpo Musicale Giffonese, oggetto, successivamente, di uno studio
del defunto amico Franco Albanese[4].
Realizzata
nel 1895 dall’allora Amministrazione Comunale a guida del Sindaco e farmacista,
Cav. Andrea Alvaro (che era sposato con Carmela Buda, sorella dell’ avv. Giuseppe
Buda di Anoia che, nel 1907, fu eletto Consigliere Provinciale[5],
contando proprio sull’appoggio dell’Alvaro), fu inaugurata, il 6 gennaio 1896. Tale
lavoro fu, infatti, un segnale di vicinanza del Comune alle esigenze di tutti i
cittadini.
In quella
occasione, in cui ad eseguire la marcia reale se ne occupò il locale Corpo
Musicale apparso in pubblico per la prima volta, fu benedetta, secondo un antico rito, la nuova e ricca Bandiera Municipale,
non senza elevare un pensiero ed un ricordo al concittadino “Fortunato Alvaro,
già Capitano della Guardia Nazionale di Giffone, distintosi per coraggio nel
fatto di Passo di Cancello” in Terra di Lavoro, cui fu concessa, nel 1862, la
Medaglia d’argento al valor Militare[6].
Ecco la
cronaca della cerimonia d’inaugurazione, riportata dal settimanale cosentino
Cronaca di Calabria, con il resoconto minuzioso del rito religioso, dei tanti discorsi
tra cui quello dell’insegnante Domenico Sorrentino e, principalmente, del
Sindaco che, parlando della bandiera, non mancò di ricordare i caduti di Amba
Alagi, celebre battaglia avvenuta durante la guerra di Abissinia,
presso il monte Amba Alagi, nell'acrocoro etiope. Il 7 dicembre 1895, infatti, il presidio italiano comandato dal maggiore Pietro Toselli, composto da 2.300 uomini tra nazionali ed indigeni, venne
assalito da circa 30.000 abissini; nello scontro, le forze italiane vennero
completamente annientate. Per onorare i caduti di questa sanguinosa battaglia,
gli àscari (la fanteria coloniale italiana) del IV Battaglione indigeni (intitolato allo stesso Toselli) portarono da
quel momento la fascia nera in segno di lutto.
Dal breve e
significativo resoconto giornalistico viene fuori così una fontana designata quale
immagine dell’amor patrio eternamente
sgorgante ed eternamente fecondatore, oltre che simbolo di antica memoria e di
storia di questa ridente e laboriosa cittadina che, nei suoi pochi secoli di
vita, ha espresso, comunque, personalità illustri in vari campi.
Così la
corrispondenza[7]
relativa all’inaugurazione della fontana ed alla benedizione della Bandiera
Municipale:
“Giffone,
7
(L.G.). Ieri qui inaugurazione della pubblica
fontana, e benedizione della bandiera municipale. L’intervento numeroso di
tutti i cittadini e di molti delle vicinanze, la presenza delle società con le
rispettive bandiere, e di quasi tutte le signore e signorine del paese, ha
mostrato quanto stava a cuore l’opera dell’amministrazione.
Il
corpo municipale, arrivato alle 10 avanti in piazza, fu accolto dalla marcia
reale eseguita dai giovani di questo corpo musicale, che per la prima volta
suonava in pubblico.
Fu
quindi benedetta la ricca bandiera municipale, mentre salutata da molti fuochi
d’artifizio arrivò l’acqua ai sette canali della monumentale fontana di cui il
paese va superbo. Il colpo d’occhio per l’immensa popolazione era veramente
ammirevole. Terminata la cerimonia religiosa incominciarono i discorsi che
furono molti ed eleganti. Noto fra gli altri i seguenti degni di molta
ammirazione.
Il
Sindaco con sentite e generose parole salutò la nuova bandiera del Municipio di
Giffone, rammentò con slancio di alto patriottismo i caduti di Amba Alagi che
sotto l’istessa bandiera italiana correvano egualmente alla vittoria e alla
morte, ma rendendo grande il nome della loro patria. Consegnò quindi al popolo
la monumentale fontana promettendo altre ed ancor esse utili riforme. Lunghi e
ripetuti applausi accolsero queste parole, poiché tutti sono certi che quando
il Cav. Andrea Alvaro promette sa mantenere.
Parlò
quindi il maestro Domenico Sorrentino e con un lungo elaborato discorso volle
dimostrare e dimostrò con filosofia molto stringente una tesi dell’evoluzione
naturale delle nazioni: I. il perché ciò che oggi si è fatto e domani dovrà
farsi non poteva farsi ieri; 2. il perché ciò che ieri non si fece, oggi dovea
farsi. Il lungo e dotto discorso fu fatto segno a vive approvazioni da parte di
tutti gl’intervenuti.
Parlarono
anche il giovinetto Andrea Parise, l’avv. Raffaele Albanese che terminò il suo
discorso commemorando il Maggiore Toselli, ed il signor Alvaro Fortunato
fregiato della medaglia di argento al valor militare.
Negli
annali giffonesi tale giorno rimarrà scritto a lettere di oro ed i cittadini
ricorderanno con riverenza ed affetto il nome del Cav. Andrea Alvaro, come
quello del migliore loro benefattore”.
[1] DIZIONARIO COROGRAFICO DELL’ITALIA compilato per cura del prof. Amato Amati col concorso dei sindaci, delle rappresentanze della Provincia e di insigni geografi e storici...Volume Quarto de L’ITALIA sotto l’aspetto fisico, militare, storico, letterario, artistico e statistico... Milano, Dott. Francesco Vallardi Tip. Editore, [1868], p. 163.
[2] N. CATALANO, Benvenuti a Giffone : Storia, Personaggi, folklore. Giffone, Eredi Nicola Catalano, 2002.
[3] N. CATALANO, Benvenuti a Giffone
... op. cit., p. 14.
[4] F. ALBANESE, La Banda Musicale
di Giffone. Polistena, Arti Poligrafiche Varamo, 2006. Sulla banda di Giffone,
cfr. anche G. RUSSO, Bande Musicali Calabresi : Storia , cronache, uniformi e
immagini di 300 antiche formazioni musicali.
Polistena, Centro Studi Polistenesi; Storico Complesso Bandistico “Città
di Polistena”, 2010, p. 169-170, alla voce: Giffone.
[5] G. QUARANTA, Giuseppe Buda
(1881-1918). Gioia Tauro, Tauroprint, 2008, p. 13.
[7] Cronaca di Calabria, Settimanale, anno II, n. 3, Cosenza 16
Gennaio 1896.

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